La prima volta che sono arrivata a Poggio Torriana, nei pressi di Santarcangelo di Romagna, località famosa in tutto il mondo per il festival del teatro, il 13 luglio 2021, non sapevo nulla di questo luogo, neanche che esistesse.
In seguito, tornandoci, per motivi di lavoro, ho scoperto paesaggi di suggestiva bellezza e vestigia storiche importanti, una terra ricca di tradizioni e di riferimenti culturali e artistici rilevanti.
Ero emozionata quella sera, per l’evento al quale avrei partecipato come relatrice; dovevo presentare un libro al quale tenevo particolarmente e non avevo badato molto a quanto mi circondava.
Sapevo che sarei stata ospite di una rinomata azienda vitivinicola della zona e, che dopo l’evento, saremmo stati ospiti a cena ed è stato proprio durante quelle piacevoli ore, in compagnia di personalità del luogo, che ho appreso notizie su luoghi a me assolutamente ignoti, ma soprattutto ho avuto la possibilità di conoscere il cuore dell’azienda.
Tra le persone presenti, durante la conversazione, da qualche minuto, aveva attirato la mia attenzione un signore dalla barba grigia, molto distinto, che stava raccontando storie meravigliose sulla Romagna, il suo territorio e i suoi vini.
Si trattava di Alfredo Monterumisi che, verso la fine dell’estate 2020, aveva inaugurato a Rimini la prima Ambasciata delle Città del vino d’Europa, riconosciuta ufficialmente da una commissione europea, venuta in visita nella città romagnola a questo scopo e divenendone lui stesso “l’ambasciatore”.
Ascoltandolo, mi rendo conto un poco alla volta, finalmente della realtà che mi circonda. Mi trovo nel cuore della patria del Sangiovese, ma non solo.
“A fare da cicerone, in Romagna è il Sangiovese, con una bella narrazione che fa subito presa. Abbiamo una storia che nessun altro ha. Strategicamente ci troviamo in una zona eccezionalmente spettacolare. Il vino, da noi può contare su un’epopea di 2.500 anni che ci lega alla Magna Grecia e ai Celti. Il Rubicone segnava il confine tra la Gallia Cisalpina e l’Italia peninsulare. Qui si sono incontrate due culture, ma anche due ‘colture’”. Queste le parole di Monterumisi.
Scopro anche che sono stata accolta in una delle aziende vitivinicole della zona più blasonate e con un pedigree di tutto rispetto alle spalle. “Case Marcosanti” era un piccolo borgo costituito da un pugno di case, i poderi connessi e da un fabbricato, la “Villa”, acquisiti già dalla metà dell’Ottocento dall’avvocato Pompeo Marcosanti che da lui hanno preso il nome, dando vita alla Società Agricola Case Marcosanti, divenendo nel tempo l’attuale azienda vinicola Vini Case Marcosanti.
Il merito va a Tino Antoniacci, a Chiarina Marcosanti sua sposa, figlia dell’avvocato Pompeo e a tutta la discendenza che ha sviluppato e ha mantenuto fiorente questa attività. Oggi a tenere il timone è Luigi, figlio di Tino che, con la collaborazione di tutta la famiglia, produce e offre vini “veri” e tipici del territorio come il Sangiovese e altri come Trebbiano Romagnolo e Albana di Romagna da vitigni storici.
Nel 2021, l’evento è slittato di un anno a causa della pandemia, l’azienda è stata tra le cantine vincitrici del premio I VINI DELL’AMARCORD – FELLINI 100, per celebrare il centenario dell’anno di nascita del grande regista Federico Fellini, aggiudicandosi due medaglie d’argento con POMPEO Sangiovese Superiore DOP 2019 e GIGIONE Sangiovese Rubicone IGP 2018.
Il premio è stato istituito solo per questa edizione da Città del Vino, in collaborazione con l’Ambasciata delle Città del Vino d’Europa di Rimini.
Durante la serata, dominata soprattutto, dalla fiorita eloquenza dell’ambasciatore dei vini, che stava affascinando tutti con le sue storie, aneddoti e progetti a largo raggio sui prodotti enogastronomici delle terre di Romagna, mi sono chiesta chi in famiglia, oltre a Luigi, avesse la vocazione del viticoltore e la mia attenzione si è spostata su Simone, suo figlio primogenito.
Laureato in ingegneria civile, appassionato di musica alla quale fin da bambino ha dedicato molto del suo tempo per studiare pianoforte e canto, mi sembrava che non gli rimanesse molto spazio da dedicare alle viti, ma non avendo avuto modo di fare una chiacchierata con lui, non potevo ancora soddisfare la mia curiosità.
Mi sarebbe piaciuto inserirlo nella galleria di Foodbio e aspettavo il momento buono per intervistarlo. Purtroppo, in quell’occasione, non mi è stato possibile farlo, perché il tempo è volato tra un bicchiere di buon vino, tortelli squisiti e salumi deliziosi, per non parlare del dolce, grazie alle signore delle Case Marcosanti, fantastiche padrone di casa.
Il 10 di aprile di questo anno, in occasione di una mia visita a Poggio Torriana, gli ho chiesto se fosse disponibile a parlarmi del vino e delle mansioni che svolge nell’azienda.
Vista la piega interessante che aveva preso l’intervista sui vini romagnoli in generale, i vitigni e i vini storici, ho chiesto a Simone Antoniacci se potessi “approffitare” ancora per qualche minuto del suo tempo prezioso per chiedergli altre novità da proporre ai consumatori a proposito degli argomenti trattati.