Il 21 ottobre 2019, nonostante un tempo pessimo con una pioggia battente che nessun ombrello avrebbe potuto riparare e un vento molto forte, decisi di andare alla Fondazione Feltrinelli, perché il dibattito che si sarebbe tenuto, dal titolo “In campo con lo smartphone per la nuova agricoltura” solleticava molto la mia curiosità e, soprattutto, volevo capire quanto una premessa del genere potesse essere compatibile con l’agricoltura biologica.
Dopo l’intervento di illustri docenti, che spiegavano come sarebbe cambiata l’agricoltura e quali tecnologie avrebbero potuto aiutare i contadini per migliorare la loro attività, mantenendo un trend sostenibile sicuro per l’ambiente e per l’economia, la parola passa ad Adriano Galizzi, un giovane ingegnere dall’aria vivace e dallo sguardo sveglio.
Racconta al pubblico presente che nel 2014 ha cominciato a seminare un ettaro di mais Spinato di Gandino, antica varietà tipica di quella valle bergamasca, avendo scarse conoscenze in materia di agronomia, se non quelle che aveva imparato dal nonno.
Galizzi ha poi provveduto al raccolto, tutto fatto a mano e ha iniziato a lavorare il mais, puntando sulle gallette, suo prodotto di punta e prosegue:
“Visto che il prodotto piaceva ho deciso di gettare il cuore oltre l’ostacolo: ho comprato una macchinario industriale per produrre le gallette e dopo quasi un anno e mezzo di prove ho lanciato il mio prodotto sul mercato”. Ora ho sei ettari di mais biologico e vendo 120mila confezioni di gallette all’anno, più altri prodotti”.
Più lo ascoltavo parlare e più dentro di me sentivo crescere un’innata simpatia per questo giovane così intraprendente, tanto è vero che prima che se ne andasse, l’ho fermato per farmi raccontare qualche cosa di più riguardo alla sua scelta, fatta sì di passione, ma anche di spirito imprenditoriale.
In una zona a vocazione principalmente tessile, senza pensarci troppo Adriano Galizzi ha scelto l’agricoltura e, più ancora, ha chiuso con la sua professione di ingegnere informatico. Veramente una impresa audace.
Io gli ho raccontato, invece, del mio impegno per la diffusione dell’agricoltura biologica, gioie e dolori e, quando ci siamo salutati, al posto del solito “ciao”, ci siamo scambiati un: “Sempre avanti col bio!”.
Pensavo che tutto si fosse concluso quella sera, invece, il 24 maggio 2021 ricevo da Adriano Galizzi, a commento di un mio articolo, La proprietà dei semi, pubblicato su questo blog, questa mail:
Buongiorno,
come Agrigal, sosteniamo a gran voce la difesa dei semi di mais antichi italiani per non cadere nella trappola della standardizzazione dei gusti e della proprietà dei semi.
Se avesse bisogno di testimonianze dirette sia di fronte a una platea che in video conferenza, saremo lieti di portare la nostra esperienza. Le lascio il nostro sito: www.agrigal.com
Siamo partiti da 1 ha di mais spinato nel 2021 e ora ne seminiamo 7 in biologico (tutte varietà antiche italiane).
Resto a disposizione per una possibile collaborazione per dare voce all’Italia che crede nel prodotto italiano fatto come una volta.
Ho subito pensato che il nostro saluto così particolare, senza rendercene conto, fosse davvero stato un impegno e una promessa reciproca e ne sono stata sorpresa e felice.
Adriano Galizzi inaugura la mia “galleria” dedicata ai “Nuovi pionieri del biologico”, persone giovani che hanno chiuso con il loro passato e le loro carriere tranquille per calarsi nel mondo del biologico per una agricoltura pulita che sostenga anche la biodiversità e l’ambiente.
Ho contattato Adriano e, Covid e impegni di lavoro permettendo, abbiamo programmato un appuntamento per il 22 febbraio di quest’anno. L’incontro è stato istruttivo, interessante e piacevole. Abbiamo girato dei brevi video, nel primo racconta il perché della sua scelta, mentre nel secondo spiega durante l’intervista, quanto abbiano influito i suoi nonni in questa sua passione per l’agricoltura.
La linea di produzione delle gallette di mais spinato di Gandino…
Un’altra fase della linea di produzione
E chiudiamo con le gallette di miglio… Il cibo del futuro